È successo: il rock, quello magico, potente, epico e anche d’impronta classico-operistica è arrivato a San Marino.
Anche se talvolta Una Voce per San Marino (oggi San Marino Song Contest) viene etichettato come una sorta di “Sanremo di serie B” (chiedo scusa per ciò che ho detto, ma il mio amore per la verità mi spinge a riportare le insistenti voci di corridoio di una fetta della stampa italiana), in realtà io lo considero un momento utile per aprire i propri orizzonti, per confrontarmi con ciò che accade musicalmente in Italia e nel mondo.
Infatti il San Marino Song Contest è un’importante occasione di ricerca e confronto, perché può regalare perle come il brano di Giacomo Voli, che si è aggiudicato l’ottavo posto nella serata finale.
Scritto con Luca Sala ed Emanuela Bongiorni, Ave Maria è un brano intenso e solenne, capace di fondere elementi sinfonici e metal, i quali lo rendono una vera e propria «eresia che si muove sulla cassa in quattro quarti», giusto per citare il comunicato stampa diffuso da RecMedia.
A questa toccante epicità, si unisce un testo dalla forte emotività: esso, infatti, è dedicato alle vicende tragiche dei migranti e, come racconta lo stesso Giacomo, fa riferimento alla storia di Yasmine, una bambina della Sierra Leone salvata nel Canale di Sicilia lo scorso dicembre.
In un’Italia che strizza sempre più l’occhio a una destra becera e sovranista, il parallelismo tra la piccola Yasmine e Maria, forse la migrante più famosa della storia, mostra la forza, la coerenza e l’umanità di Giacomo Voli.
La potenza del testo, inoltre, è stata riportata visualmente sia nel videoclip, sia nell’esibizione live sul palco del Teatro Nuovo. Nella finale del San Marino Song Contest, infatti, accanto a Giacomo vi era un coro maschile che indossava giubbotti salvagente e una violinista vestita di bianco, quest’ultima quasi da interpretare come uno spirito marino che si aggira tra chi cerca disperatamente salvezza in un mare in tempesta.
Ho avuto – e ho tutt’ora- la fortuna di lavorare a fianco di Giacomo, e posso dire di avere a che fare con quella figura di artista intellettuale di pasoliniana memoria.
Pasolini, infatti, sosteneva che il compito dell’intellettuale era quello di dare risposte alla gente comune, dicendo la verità, prendendo posizione nel sistema politico e sociale del momento.
Ed è proprio ciò che ha fatto Giacomo con la sua Ave Maria, e per questo non finirò mai di ringraziarlo.