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Stavo cercando la felicità. Alla Latteria Molloy

Non ero mai stata alla Latteria Molloy. Ed è davvero strano, perché a ben pensarci è un luogo che sembra gridare il mio nome in ogni suo angolo: tanto verde, l’osteria che serve uno gnocco fritto unto al punto giusto, musica dal vivo.

Ed è in questo contesto molto indie, che tanto ricorda un Leoncavallo dopo la gentrificazione hipster, che ho finalmente potuto ascoltare dal vivo Giovanni Truppi.

Per chi non lo conoscesse già, Giovanni Truppi è un cantautore italiano che spazia dall’indie alla musica d’autore (thanks Wikipedia per etichettare le cose, io non ne sono capace). Per noi figli della sacra rivoluzione della musica indipendente, Giovanni è uno dei simboli dell’attuale cantautorato italiano, nonché voce delle nostre coscienze millennial.

Scriverei per ore di Giovanni. Ricordo di averlo scoperto con Hai messo incinta una scema: la stava canticchiando la mia crush mentre fumavamo insieme e ricordo anche che, non appena è rientrato nel locale, mi sono fiondata su Google per capire di chi fossero quelle parole.

Da quel momento sono passati più o meno otto o nove anni, e tante cose sono cambiate: la mia vecchia crush ora lavora in banca, ha un figlio e ha votato Calenda, io sto provando a smettere di fumare, e al posto di quel locale ora c’è un negozio di cover in silicone.

La cosa più folle è che mi siano serviti quasi dieci anni per decidere di vedere Giovanni dal vivo. Lo so. Sono una brutta persona.

Alla Molloy sono arrivata di corsa, trafelata: la mia elegante passione per la non puntualità mi ha fatto perdere una buona parte dell’apertura, affidata a SIBODE DJ, che ha affiancato Truppi durante il concerto. L’idea del live è stata geniale: una sorta di incontro/scontro tra il cantautorato di Truppi e l’irriverente pazzia di SIBODE DJ, due artisti e due mondi che sembrano non incrociarsi mai, manco per scherzo.

Non appena ho messo piede nel locale mi sono trovata davanti a una scena meravigliosamente surreale: SIBODE DJ, a terra, intento a fare delle flessioni, mentre il pubblico urlava e cantava. La sana follia è un dono che Dio (Allah, Spongebob, Kurt Cobain, insomma, in chiunque voi crediate) elargisce solo a una ristretta cerchia di eletti. E per me SIBODE DJ è uno di loro.

Tromba, chitarra, tastiere: SIBODE DJ pare quasi una dea Kali che con mille braccia passa da un genere all’altro, senza fermarsi neanche per prendere un mezzo respiro. È passato più di un mese da quel live, e io ho ancora in testa la sua Cazzomene, e penso che continuerà a vivere rent free nel mio cervello per il resto dei miei giorni. Amen.

Dopo avermi fatto entrare nel suo dissennato mood, SIBODE DJ ha lasciato lo spazio a Giovanni Truppi. Canottiera rossa, chitarra in spalla, sorriso schivo di chi fa musica solo per il viscerale piacere di condividere le proprie emozioni: dal vivo, Giovanni, è proprio come me lo ero messo in testa.

Raramente guardo i concerti in prima fila, appoggiata alla transenna. Solitamente preferisco rimanere in mezzo al pubblico: sentire migliaia di voci che stonano in coro è per me uno dei piaceri della vita. Questa volta ho fatto un’eccezione e mi sono piazzata sotto il palco, a pochi passi dalla band, avevo bisogno di vivermi questo momento quasi come fossi in una sorta di bolla, quasi come se stessero suonando solo per me.

Mi sono resa conto di aver fatto la scelta giusta quando è partita Mia, una delle canzoni che mi hanno accompagnata in un periodo particolarmente buio della mia vita. Sentirla dal vivo, a due passi da me, ha riportato alla galla emozioni che credevo sopite. L’ho cantata tutta sottovoce, dalla prima all’ultima nota, pensando a quanto cazzo sono strane le montagne russe della vita, che ci fanno danzare e sobbalzare tra tristezza ed euforia.

Le montagne russe della mia vita, dopo forse alcuni dei mesi più complessi e difficili che io abbia mai affrontato, mi hanno portata alla Molloy, appoggiata a una transenna, di fronte a Giovanni Truppi.

Non so se in quel momento avevo davvero agguantato la felicità, ma di sicuro ci stavo parecchio vicino.

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