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Le 6 (+1) frasi d’amore indie più belle

Siamo umani perché sappiamo amare. Non so se è una citazione trovata in un Bacio Perugina, o una fr…

Siamo umani perché sappiamo amare.

Non so se è una citazione trovata in un Bacio Perugina, o una frase rubata a una qualche commedia romantica con Jennifer Lopez: fatto sta che queste parole mi sono state dette da un’amica dopo una serata ad alto tasso alcolico, mentre piangevo durante una delle mie sbronze tristi.

La mia amica, la cui privacy rimane ben protetta, aveva dannatamente ragione. Ciò che ci distingue e ci categorizza come esseri umani è il provare emozioni e, una di queste, è sicuramente l’amore.

L’amore è bello viverlo, talvolta è pure bello soffrirlo, ma altrettanto bello è poterlo raccontare. Questo è ciò che si fa forse sin dall’alba dei tempi: magari sotto le grotte di Lascaux qualcuno già si struggeva per un bacio. Chi lo sa, l’unica certezza che ho è che l’amore lo hanno cantato in tanti e, oggi, voglio fare una piccola classifica delle frasi d’amore indie più belle.

Da Calcutta ai Pinguini Tattici Nucleari, passando per Gazzelle: una nuova generazione di cantautori ha raccontato l’amore spezzandoci i cuori, sostituendo le nostre lacrime all’acqua micellare (o, per citare proprio Calcutta, facendoci struccare con il pianto).

È stato davvero difficile scegliere, e sicuramente ho tralasciato diversi capolavori dell’indie disagista, l’unica certezza che ho è che ciascuna di queste frasi mi emoziona nel profondo, arrivando quasi a raccontare un po’ di me.

Ma ora iniziamo:

6. E scusa se non parlo abbastanza, ma ho una scuola di danza nello stomaco (Coez – La Musica non c’è)

A tutti noi è capitato. A tutti noi è successo. L’amore ci colpisce e ci sconvolge: manca il respiro, la testa gira e trema la bocca dello stomaco. Per qualcuno sono le famose farfalle, per altri è un principio di gastrite. Per Coez, invece, è una scuola di danza nello stomaco, un modo molto poetico per raccontare la sensazione di rivoltamento delle budella quando siamo in presenza dell’oggetto del nostro amore.

P.S. Chiedo già scusa per l’espressione “rivoltamento delle budella”, ma oggi mi sento particolarmente splatter. Shame on me.

5. Bel teppismo black block che c’hai (Pinguini Tattici Nucleari – Giovani Wannabe)

Per me è stato davvero difficile scegliere una sola frase da questo brano: infatti, ritengo Giovani Wannabe uno dei manifesti della canzone d’amore contemporanea.

Perché? La risposta è per me davvero molto semplice: non si parla di massimi sistemi, di intangibilità, ma vi sono le immagini di una tenera quotidianità che caratterizza le vite di noi Millennial.

Ero indecisa tra “Sei la storia, Marc Bloch” e, appunto, “bel teppismo black block che c’hai“. Da brava ex studentessa di Storia, la prima espressione mi fa venire i brividi sulla nuca, ma facendo i conti con i miei sentimenti il “bel teppismo black block” è una frase che vorrei sentirmi dire.

Queste parole mi arrivano direttamente al cuore, mi colpiscono come un sanpietrino sul muso: tutti sono capaci di dirti che sei bella, che hai un cuore d’oro o altra roba sdolcinata, ma solo pochi eletti possono vedere, e apprezzare, un bel teppismo black block.

4. Vorrei guardare il soffitto con te, stesi sul letto col raffreddore (Gazzelle – Tutto qui)

Direttamente da Sanremo 2024 arriva il brano di Gazzelle. Vi dirò la verità: ero indecisa tra Tutto qui e La prima canzone d’amore (e anche IDEM).

Gazzelle è uno dei miei artisti del cuore, uno di quelli capaci di raccontare tutto ciò che io provo. Quando ho ascoltato Tutto qui al Forum, il momento in cui il pubblico ha intonato “vorrei guardare il soffitto con te, stesi sul letto col raffreddore” mi ha commosso.

Sapere che più di diecimila persone riescono a riconoscersi in quella frase, consci del fatto che l’amore sta nelle cose più piccole, negli spiragli della quotidianità più banale, tra gli spifferi della normalità, mi ha fatto sentire capita.

3. Sei bella come Marina Abramović, seduta in silenzio a fottermi il mondo (Gio Evan – Joseph Beuys)

Gio Evan, si sa, è un poeta. Ho qualche suo libro tra i miei scaffali, e diverse sue canzoni nelle mie playlist.

Ricordo ancora la prima volta che ho sentito Joseph Beuys: era il 2018 e la Isoardi aveva appena annunciato la sua rottura con Salvini tramite un post che citava proprio il poeta di Molfetta.

Gesù, che ricordo.

Fatto sta che mi sono subito innamorata della sua penna: dall’esordire della canzone, con quel “c’è una mostra d’arte contemporanea” alla descrizione di quella Bologna veloce e d’avanguardia che tanto abbiamo amato (e amiamo ancora) noi studenti di sinistra in Birkenstock.

Da Basquiat a Magritte: quello di Gio Evan non è puro e becero citazionismo, ma è un racconto di vita che usa l’arte per creare immagini vive nella mente dell’ascoltatore. E infatti, a un certo punto, arriva proprio lei: Marina Abramović, la famosa artista serba che ha rivoluzionato la performance art.

In quel “sei bella come Marina Abramović” riesco a sentire tutta la storia di questa incredibile donna, la sua visione artistica e un pizzico di quel A Minute of Silence che ha fatto commuovere tutte e tutti noi.

2. Vestiti da Sandra che io faccio il tuo Raimondo (Calcutta – Del Verde)

In ogni classifica indie che si rispetti, Calcutta non può mai mancare.

In quanto capostipite di quell’indie disagista che ci spezza i cuori e ci spreme lacrime dagli occhi, Calcutta ha un’intera libreria di frasi d’amore. Ciò significa che, per me, sceglierne solo una è stato un vero inferno.

Alla fine ho ripiegato sul classico: “Vestiti da Sandra che io faccio il tuo Raimondo“, celebrazione di quella cultura pop italiana tanto cara alla nostalgia intrinseca nell’animo di ogni millennial.

1. Cercherò di ricordare che, nonostante tutto c’è, la nostra stupida improbabile felicità (I Cani – Lexotan)

È stata una scelta molto ma molto difficile. Ma il mio cuore e la mia anima non potevano fare altrimenti: il primo posto va a I Cani di Niccolò Contessa.

Estratta da Glamour, il secondo album del gruppo, Lexotan è di sicuro una delle mie canzoni d’amore preferite.

Passiamo la vita a rincorrere obiettivi folli, spinti freneticamente verso un’idea di successo che talvolta addirittura non ci appartiene. Ma arriva il momento in cui facciamo i conti con la realtà, con ciò che per noi è realmente importante, e ci rendiamo conto che quella nostra stupida improbabile felicità ci coglie solo quando siamo accanto a chi amiamo di più, e che improvvisamente riusciamo a sentirci completi. Anche se non siamo bravi come Thurston Moore.

Bonus track: Lo so che per quello che vogliamo fare noi un per cento è amore, e tutto il resto è stringere i denti (Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia)

Questa canzone è – forse – una delle canzoni d’amore più vere e complesse che io abbia mai sentito.

Spesso si sente narrare dell’innamoramento, dell’attrazione iniziale, degli psicodrammi che nascono nei primi mesi di frequentazione. Giovanni Truppi, con questo brano, ha deciso di andare oltre, parlando delle difficoltà che nascono quando i rapporti si consolidano.

Quel “Lo so che per quello che vogliamo fare noi un per cento è amore, e tutto il resto è stringere i denti” ci racconta di quanto sia difficile la convivenza con una persona dopo che l’idillio è finito, sottolineando che le relazioni riescono a vivere e sopravvivere solo grazie a un’intensa attività di negoziazione e compromessi, in un continuo stringere i denti che è da ritenersi anch’esso una forma d’amore.

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